Convenzione ANAB-Il Giardino Fra gli Ulivi

Convenzione ANAB-Il Giardino Fra gli Ulivi

Convenzione ANAB-Il Giardino Fra gli Ulivi

Comunichiamo a tutti i soci ANAB e Fenait che da oggi è rinnovata la convenzione tra la nostra associazione e l’agriturismo “Il Giardino Fra gli Ulivi”. La struttura ricettiva in argomento ha sede a Torino di Sangro, in contrada Palude, 47.
Realizzata sopra una collina panoramica, domina il lungomare della costa dei trabocchi e, data la vicinanza, è la scelta perfetta per tutti coloro che sceglieranno di visitare la spiaggia naturista Lido Punta Le Morge.

Luigi, il simpatico e cordiale gestore ci comunica le condizioni di favore che ci riconosce.

Convenzione ANAB-Il Giardino Fra gli Ulivi - AbruzzoNaturista

*Sconto del 10% sul prezzo di listino (da nostro sito internet), sui pernottamenti e i servizi offerti dalla nostra azienda, mezza pensione, noleggio e-bike, servizio navetta.

* Il socio dovrà comunicare l’appartenenza all’ANAB al momento della prenotazione

* soggiorno minimo di 5 notti dal 01/07/2020 al 01/09/2020 salvo ulteriori offerte

Lo sconto è esteso anche ai tesserati FENAIT.

Per prenotare si può visitare il sito www.ilgiardinofragliulivi.com inserendo nelle note la dicitura ANAB, oppure inviare una mail a info@ilgiardinofragliulivi.com

Giardino fra gli Ulivi Torino Di Sangro 2
Giardino fra gli Ulivi Torino Di Sangro 1
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Invito alla lettura | Nudismo, nudità e naturismo nella Storia | 3

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Terza parte – Dall’epoca vittoriana ai giorni nostri

Le epoche scorrono lungo la nostra digressione storica accompagnandoci a scoprire il nudismo e la corporeità nei secoli.

Terminiamo il nostro appuntamento con la storia e con questa rubrica con gli ultimi due secoli che ci separano dal presente. Partiamo da una delle epoche più buie per il corpo e la corporeità, l’epoca vittoriana, per arrivare agli anni 2000.

Buona lettura!

Leggi-Anab-logo

L’epoca vittoriana

In epoca vittoriana, la vergogna per il corpo e la nudità furono tali che le donne iniziarono a coprirsi tutte le parti del corpo che potevano essere viste, ad eccezione dei volti. L’ordinario abito da donna consisteva in diversi strati di sottogonne che avevano l’obiettivo di impedire di mostrare anche solo il contorno della figura.

I vestiti si estendevano dal collo alla punta dei piedi e gli scialli erano indossati per impedire persino di intravedere il contorno delle spalle. Cappelli e cappucci di pizzo coprivano la testa e la nuca.
Anche in occasione di cene di gala o feste, le donne indossavano guanti con o senza dita per evitare che le mani potessero provocare sentimenti di lussuria.

Gli uomini indossavano pantaloni larghi e il galateo richiedeva, nelle occasioni formali, camicia, gilet e cappotto. Questi spesso erano  realizzati a più strati sopra il resto dei vestiti.
Anche i cappelli erano molto in voga, poiché era ritenuto vergognoso tenere la testa scoperta.

La nudità era percepita come immorale e offensiva e persino i costumi da bagno dovevano coprire uomini e donne dalla testa ai piedi.
Le donne, sebbene completamente coperte, non dovevano essere viste in pubblico in costume da bagno.
All’epoca le spiagge furono separate per genere e furono utilizzate le cosiddette “macchine da bagno”.

Queste erano strutture di legno, coperte di tela e dotate di ruote, che venivano portate fin dentro il mare e consentivano alle donne di godersi il bagno.

Queste accedevano all’interno delleEpoca vittoriana macchine, si sfilavano i loro abiti da strada e indossavano i costumi da bagno; a quel punto la macchina veniva trasportata in acqua, alcuni metri oltre la riva. A quel punto le donne potevano uscire da questa sorta di cabina da spiaggia mobile attraverso alcuni gradini ed erano finalmente in grado di fare il bagno, coperte alla vista della spiaggia dalla macchina stessa. Quando erano pronte a tornare a riva, utilizzando una bandierina di segnalazione, comunicavano agli addetti il messaggio e la richiesta di poter rientrare sulla terraferma. A quel punto entraravano nella macchina che di nuovo veniva sollevata e riportata a riva.

Anche il linguaggio di tutti i giorni fu adattato per soddisfare gli standard culturali vittoriani. La parola “seno” e “petto” non erano consentite, e un petto di pollo veniva semplicemente chiamato “carne bianca”.

Anche l’arte in quegli anni soffrì. Le opere di Shakespeare furono riscritte e sostituite all’originale da un suo alter ego vittoriano. Tutti i riferimenti al corpo o alla sessualità vennero rimossi. I dipinti contenenti nudi furono proibiti, a meno che non rappresentassero cherubini innocenti. Le statue di epoca greca e romana che ritraevano e celebravano con gioia il corpo umano furono modificate con foglie di fico, con un telo o addirittura mutilate.

Probabilmente il trattamento peggiore dell’epoca fu riservato alle varie culture native, abitanti in luoghi remoti, ad opera di missionari e coloni della Gran Bretagna. Senza nessun riguardo per le diverse culture, abitudini e tradizioni dei popoli africani e indiani, gli inglesi dell’era vittoriana insistettero che i nativi si conformassero alle loro richieste e indossassero abiti simili ai loro.
Non solo forzarono le loro scelte di abbigliamento su questi popoli orgogliosi, ma li punirono in caso di mancato rispetto delle loro linee guida. I nativi furono indotti alla vergogna e all’imbarazzo quando apparivano in abiti tribali o nudi.

Alcuni popoli tribali, non abituati ad utilizzare l’abbigliamento, non avevano idea di come ripararli e pertanto spesso li indossavano a brandelli e strappati.
Allo stesso modo questi non avevano alcuna capacità di produrne di nuovi e quindi continuavano a indossare gli stessi fino al completo dissolvimento del tessuto; iniziarono a non fare più il bagno per paura di danneggiare i vestiti e quindi cominciarono a presentarsi rilevanti problemi di igiene e di parassiti. In questo modo, proprio come gli europei, iniziarono a ammalarsi e a morire.

Malattie e morte dilagarono nell’Inghilterra vittoriana, e poi nelle zone dell’Africa e dell’India occupate dagli inglesi.

Come dopo qualsiasi cambiamento culturale, ci fu una forte reazione negativa all’istillazione della vergogna del proprio corpo. Thomas Carlyle, uomo istruito e sostenitore del nudismo, scrisse una tesi di laurea nella quale sfidava a ribellarsi alle norme dell’epoca. Questa dissertazione sollevò la discussione sull’argomento sia in ambito religioso che di morale pubblica.
Carlyle teorizzò che le persone sarebbero state più sane e felici se avessero abbandonato i vestiti e le abitudini vittoriane. Benjamin Franklin, in occasione di una visita ufficiale dall’America, scrisse a proposito dei benefici di salute apportati dal bagno d’aria e d’acqua. Lo stesso è stato spesso visto nuotare nudo nel Tamigi. In Svizzera, molti noti medici che stavano curando l’epidemia di tubercolosi che attanagliava l’Inghilterra e l’Europa scrissero a proposito dei benefici della luce solare e dell’aria sul corpo nudo.

Le teorie vittoriane cominciavano a mostrare evidenti crepe e la fine dell’epoca avanzava a grandi passi.

“Two Nude Victorian Women at the Baths” 1851 – Daniel Hagerman

1900. Nudismo e naturismo

Riposo estivo di Theo van Rysselberghe - 1922

Con l’inizio del ventesimo secolo il nudismo divenne via via più accettabile in Europa e in America. Cominciò a farsi strada e a diffondersi un movimento chiamato “naturismo”.

Il regno della regina Vittoria era finito e la società era stanca di essere costretta a indossare un abbigliamento fatto da strati e strati di tessuto. Sebbene la Francia avesse già  da tempo abbandonato lo stile vittoriano e in Svizzera stesse guadagnando consensi la pratica del nudismo salutare, il movimento naturista ebbe i suoi natali in Germania verso la fine del secolo precedente.
Jean Baptiste Luc Planchon, un belga che aveva vissuto a lungo in Francia, per primo usò la parola “naturismo”.
Jean Baptiste coniò la frase per definire un metodo per migliorare sia la qualità di vita che la salute.

Gli americani tuttora sono soliti usare le parole nudismo e naturismo in maniera intercambiabile, mentre in Europa i significati sono profondamente diversificati.

Il movimento naturista nella sua accezione originaria e purista non riguardava solo la nudità. Era uno stile di vita e una filosofia che in generale includeva il rispetto per la Terra, l’elogio della vita nella natura, l’alimentazione sana, l’astinenza da alcool e tabacco e una serie di esercizi quotidiani per il corpo e per la mente.

Oggi il termine “naturismo” conserva quasi completamente inalterati gli ideali originali del movimento, ma si è arricchito di concetti quali l’inclusione sociale, di genere, di preferenze sessuali e in generale dell’accettazione dell’altro. È usato per promuovere l’uguaglianza e rispetto per l’ambiente. Tuttavia, nudismo e naturismo possono significare cose diverse per persone diverse e, benchè la federazione Naturista Internazionale abbia deliberato una definizione ufficiale, questa non è universalmente riconosciuta.

“Il naturismo è un modo di vivere in armonia con la natura caratterizzato dalla pratica della nudità in comune che ha lo scopo di favorire il rispetto di se stessi, il rispetto degli altri e quello dell’ambiente”
International Naturist Federation

INF-FNI

Il naturismo nel secondo dopoguerra

Nel secondo dopoguerra il naturismo riprese vigore. I territori dove vide il suo maggior sviluppo fu la Germania, la Francia e successivamente la Jugoslavia.

La Germania, dopo le disgrazie della guerra, fu la prima ad assistere ad una rinascita del nudismo e del naturismo. In un Paese così bombardato e distrutto la gente desiderava ardentemente tornare verso il pacifismo e promuovere nuovamente l’unione con la natura.

Con la Germania divisa in due Stati, il nudismo veniva praticato su entrambi i lati del muro di Berlino, anche se un po ‘diversamente. A Berlino Est e nella Germania orientale, alla gente era permesso praticare il nudismo, ma solo nelle spiaggie libere e nei aree riservate al nudismo.
I club e le associazioni che i naturisti avevano creato prima della guerra furono banditi dal governo della Germania dell’Est per timore che potessero diventare occasioni di sedizione e sovversività.

Naturismo nel XX secolo

La Germania occidentale non aveva invece queste restrizioni e a tutti fu permesso di tornare a divertirsi in spiagge, parchi e club. Nel frattempo cominciarono a giungere visitatori da altri Paesi, che avevano la possibilità di provare il nudismo e il naturismo; in tal modo l’idea iniziò a crescere e diffondersi nuovamente in Europa.

Anche alcuni Paesi del Mediterraneo, desiderosi di attirare i turisti tedeschi abbracciarono l’idea di riservare aree a questa pratica.

In Francia, spiagge per nudisti e resort iniziarono a diffondersi sempre più e in breve i francesi divennero i maggiori frequentatori di aree nudiste al di fuori della Germania.

In effetti i francesi, proprio come i tedeschi, nel tentativo di sbarazzarsi dell’orrore della guerra, furono pronti a riaprire le loro spiagge e i loro campeggi naturisti.

A differenza della Germania, la Francia non soffrì restrizioni dopo la guerra e così i loro club e le organizzazioni naturiste crebbero senza restrizioni e con vigore.

Nel 1944, Albert e Christine Lecocq, due membri molto attivi di diversi club naturisti, ebbero forti disaccordi con i proprietari di molte strutture commerciali naturiste a proposito di quali fossero i principi di base del movimento. In seguito alla rottura, fondarono una propria istituzione con il compito di incentivare il naturismo chiamato “Club du Soleil”. In breve questo divenne il club naturista più popolare in Europa.

Durante il periodo 1944-1946, aprirono oltre 84 club in diverse città europee. Dal 1944 al 1975 furono determinanti per la promozione del movimento nudista in Francia e in Europa.

Naturismo nel XX secolo

Il loro lavoro incluse anche la fondazione di una rivista dedicata al naturismo e la nascita della FFN, la Federazione Naturista Francese.

Questo impulso portò alla nascita della Federazione Naturista Internazionale, INF-FNI.

Inoltre collaborarono all’apertura del più grande centro turistico naturista del mondo e riuscirono a veder riconosciuto che la FFN e la INF-FNI fossero riconosciute come movimento giovanile e turistico ufficiale.

Alla fine del secolo, la Francia aveva oltre 200 club naturisti, 100 centri vacanze, molte spiagge per nudisti, ufficiali e non. Il nudismo in Francia è tuttora uno dei movimenti più popolari ed incentivato anche dal Ministero del Turismo francese.

naturismo secondo dopoguerra

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Uno sguardo all’Italia

SPIAGGIA NUDISTI A LIDO DI DANTE.

L’Italia non ha mai rivestito un ruolo di primo piano nel nudismo e nel naturismo. Fino al secondo dopoguerra si trattò di un fenomeno praticamente sconosciuto, anche a causa di una morale pubblica particolarmente repressiva nei confronti della corporeità e della sua erronea confusione con la sessualità.

In Italia le prime notizie di attività naturista si possono rilevare, secondo le testimonianze di Bruno Zuculin (console italiano in Brasile nella prima metà del Novecento), dagli anni cinquanta sull’Isola di Ponza e sulle spiagge di Focene, in provincia di Roma. Si trattava di un fenomeno nascosto e condannato, di pochi iniziati, per lo più iscritti alle associazioni estere o alla Federazione Naturista Internazionale.

Solo nel 1964 nasce l’Unione naturisti italiani (U.N.I.) e nel 1966 l’Associazione Naturista Italiana (A.N.ITA.), a cui seguono nel 1972 la Federazione Naturista Italiana (FENAIT).

Negli anni successivi il naturismo comincia a crescere esclusivamente in alcuni campi privati, nelle prime esperienze commerciali, soprattutto in Piemonte e in Romagna. Anche la zona del Friuli Venezia Giulia, grazie alla vicinanza geografica e culturale con la Jugoslavia, sperimenta le prime timide spiagge naturiste.

Nel frattempo la morale pubblica comincia a divenire più permissiva e solo negli anni ’80 il topless in spiaggia viene dichiarato legale, ma per sdoganare anche il nudo bisognerà attendere fino al 2000 quando la Corte di Cassazione con le sentenze n. 3557/2000 e 1765/2000 depenalizza di fatto il nudismo, sebbene limitandolo a luoghi e circostanze specifiche. Tuttavia la strada era aperta e da quella data le condanne per la pratica del naturismo sono praticamente scomparse.

Proprio da quel momento è iniziato lo sviluppo del movimento attraverso la creazione di spiagge dedicate e alcune strutture commerciali in grado di accogliere i sempre più turisti appassionati di naturismo.

C’è comunque da ribadire che nonostante la sostanziale accettazione sociale del fenomeno, ancor’oggi in Italia, benchè si stimi che i praticanti naturisti e nudisti siano circa 500.000, non esiste una legge che regolamenti il fenomeno; a partire dagli anni ’90 praticamente ogni legislatura ha visto depositate delle proposte di legge per regolamentarlo, ma le stesse, a causa di disinteresse o aperta ostilità di alcune forze politiche, civili o religiose, non sono state approvate.

L’Italia ancora aspetta.

Neo-nudismo e neo-naturismo nel XXI secolo

L’orizzonte sembra più sgombro di nubi negli ultimi decenni, anche se non mancano occasioni di riflessioni sulle emergenti criticità. L’Europa e l’America sembrano tutto sommato più a loro agio con la nudità, grazie anche ai media che l’hanno in gran parte accettata. Non è raro assistere, ad esempio, a gruppi di anziani, casalinghe o vigili del fuoco che vendono i loro calendari di nudo per finanziare le raccolte fondi a scopi benefici.
Le maggiori opportunità di viaggio e di appuntamenti a tema naturista, offerti anche da agenzie turistiche e di viaggio rendono più facile che mai incontrare persone con la stessa passione e concedono possibilità di condivisione che fino a qualche decennio fa potevamo solo sognare.

Grazie a Internet, i gruppi e le associazioni naturiste possono facilmente raggiungere molte più persone, comunicare ed educare correttamente a proposito del loro stile di vita sano, ed evitare che lo stesso venga confuso con i preconcetti che per decenni hanno accompagnato la nudità.

nude yogaCorsi di ginnastica e yoga, lezioni di pilates e serate alla spa si sono diffusi in entrambi i continenti e godono di crescente popolarità. Ancora resistono alcuni rustici campi nudisti, ma è molto più facile cercare e trovare resort di lusso riservati a nudisti.

Per finire sembra che, almeno in Europa e in America, la gente sia più a proprio agio con la nudità sociale o perlomeno è disposta ad accettare che altri la pratichino. Il timore che tali comportamenti fossero all’origine di “peccato” inteso in senso religioso e di depravazione è stato in realtà sostituito dall’angoscia e dalla preoccupazione per come si appare, per l’aspetto e per i propri difetti fisici. Certo, tale deriva non rappresenta una soluzione al precedente fraintendimento e sposta il problema dal pubblico al privato, senza cancellarlo. E’ da rilevare come tale forma di inquietudine colpisca principalmente i giovani e le donne e questo spiega il problema a cui si faceva riferimento in apertura di capitolo, cioè alla tendenza all’innalzamento dell’età media dei naturisti, complice anche il generale invecchiamento della popolazione di questi continenti.

In conclusione, abbiamo ancora molta strada da fare prima di godere della piena libertà del corpo e della nudità, ma è anche giusto riconoscere che tanta ne è stata percorsa.

Spiaggia naturista moderna

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Giornata di pulizia a Lido Punta Le Morge

Giornata di pulizia a Lido Punta Le Morge

Giornata di pulizia a Lido Punta Le Morge

Dopo il lungo inverno e i mesi in casa dovuti agli spiacevoli avvenimenti che tutti conosciamo, finalmente è il momento di tornare in spiaggia e far tornare a brillare la spiaggia naturista d’Abruzzo.

Prima di riprendere a fare le lucertole al sole, però, ogni buon naturista si prende cura del suo ambiente e della natura!

E allora appuntamento a Domenica 7 giugno 2020, alle ore 9.00, sotto i cartelli della spiaggia per inaugurare la stagione con l’annuale pulizia fatta da tutti noi.

A chi ne sarà sprovvisto, consegneremo sacchi e guanti che potremo utilizzare per raccogliere tutto quanto estraneo all’ambiente della spiaggia e che i lunghi mesi invernali hanno avuto modo di depositare sulla battigia.

Lido Le Morge dall'alto

Con l’occasione provvederemo anche ad affiggere i nuovo cartelli informativi che la necessità di continuare a contrastare l’epidemia di Covid-19 rendono necessari.

I comportamenti coerenti a tali prescrizioni ci permetteranno di trascorrere l’estate in spiaggia al caldo, al sole, ma soprattutto sicuri e rilassati.

Cartello-spiagga-naturista-x-Covid

Al termine dell’attività non ci resterà che rimanere in spiaggia per quella che sarà per molti di noi la prima occasione di mare 2020.

Contiamo sulla presenza di tutti i soci. Se saremo tanti, lavoreremo poco e sarà tutto più divertente.

VI ASPETTIAMO!

Giornata di pulizia a Lido Punta Le Morge - AbruzzoNaturista

Pulizia 2016
Pulizia 2016-2

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Invito alla lettura | Nudismo, nudità e naturismo nella Storia | 2

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Seconda parte – Dall’oriente a Napoleone

Continuiamo la nostra carrelata nelle ere e nei luoghi della storia analizzando il loro rapporto con il nudismo e la corporeità. Questa settimana partiremo dall’Asia per poi spostarci in Europa e America, fino all’avvio dell’epoca vittoriana.

Buona lettura!

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L’estremo oriente

A differenza dell’India, della Grecia e di Roma, l’Asia orientale aveva visioni completamente diverse sulla nudità e sulla pratica della nudità sociale. Fino a tempi molto recenti, i giapponesi partecipato abitualmente ai bagni comuni in nudità e alcune aree rurali più piccole questa tradizione viene praticata ancor’oggi.

Se l’antica arte giapponese non raffigurava direttamente la nudità, ciò non è motivato dalla considerazione della nudità come qualcosa paragonabile alla concezione occidentale di peccato.
Il bagno in comune da parte dei giapponesi, iniziò come rito di purificazione shintoista, per poi divenire tradizione e norma igienica e culturale. Inoltre, il Giappone possiede numerose sorgenti termali che hanno naturalmente condotto alla fruizione di queste fonti di piacere e rilassamento in famiglia e in comunità. Tali pratiche sono sempre state ben viste dalle varie religioni locali per oltre duemila anni.

I popoli che abitavano il terrotorio della Cina avevano invece opinioni completamente diverse sulla nudità. La classe superiore regnante percepiva nella nudità essere qualcosa che solo i contadini avrebbero dovuto e potuto praticare. La loro arte non rifletteva la nudità perché loro credeva che fosse altamente immorale. La visione cinese sulla nudità come peccato si estendeva fino a considerare i dipinti dei santi cristiani come immorali perché sono stati raffigurati in libertà o in abiti fluenti.

La tipica donna cinese della classe superiore non poteva nemmeno spogliarsi davanti al suo dottore. Questa, in tali occasioni, era solita portare con se una minuscola statua di alabastro o di avorio e  la utilizzava per indicare l’area del corpo che le stava causando un problema.

Asian nude painting

La nudità nel Medioevo

Medioevo

Dopo la cancellazione delle tradizioni olimpiche e la caduta dell’Impero romano, la riforma cristiana si diffuse in tutta Europa e la nudità divenne un vero e proprio peccato. Era questo il periodo  noto come “Medioevo”, che tuttavia non era definito da un’unica visione della nudità, ma piuttosto in maniera diverso nei vari Paesi e con il passare del tempo. Con il termine Medioevo normalmente si abbraccia un periodo di tempo molto lungo, abitualmente e convenzionalmente stabilito dal 476 d.c. (caduta dell’Impero romano d’Occidente) alla scoperta dell’America del 1492.

All’inizio del Medioevo, la società era dominata dalle gerarchie ecclesiastiche cristiane, caratterizzate da idee restrittive nei confronti del corpo nudo, delle donne e della sessualità. A lungo gli artisti provarono a spiegare che la nudità non aveva nulla a che fare con l’erotismo o la sessualità, ma con poco successo; anzi gli strascichi di quelle opinioni sono rimasti attaccati alle menti ancora oggi.

Attorno all’anno 1000, gli atteggiamenti nei confronti della nudità divennero gradualmente più aperti. Si avvicinava il periodo del Rinascimento, dei trovatori, della cavalleria e di una maggiore considerazione delle donne nelle opere d’arte. Proprio dall’arte iniziò la rivalsa del corpo. Statue che rappresentavano figure nude non si limitavano ai temi religiosi, ma iniziarono a celebrare la forma umana al naturale. Sembra esserci stata una certa correlazione diretta tra il movimento artistico che divenne via via più fiorente e la libertà di espressione del proprio corpo vissuta da coloro che vivono in questa epoca.

La nudità sociale e/o pubblica concessa non era certamente paragonabile a quella sperimentata in epoca greco-romana, tuttavia, il corpo umano non era più qualcosa di cui vergognarsi. Questi atteggiamenti e sentimenti hanno prevalso fino al XVI secolo e all’ascesa di Calvino e Lutero.

Gli anni della riforma

Giovanni Calvino (1509-1564) era un francese che fondò la Chiesa presbiteriana. Indignato da quella che considerava la ricchezza e la pomposità della Chiesa cattolica, nonché da una visione morale in declino ad opera dei capi della Chiesa, iniziò a protestare a gran voce.

Le sue azioni misero presto a rischio la sua vita e questo lo consiglio di riparare in Svizzera dove iniziò gli insegnamenti che presto lo avrebbero portato alla fondazione della chiesa presbiteriana. Calvino divenne noto anche come il fondatore dell’etica puritana.

Martin Lutero (1483-1546), era invece un monaco tedesco, padre della Riforma. Nel 1517, dopo aver deciso come Calvino, che la Chiesa cattolica stava abusando della sua autorità e perdendo terreno morale, ruppe i rapporti con il papato per fondare la chiesa luterana protestante.

Lutero usò la sua autorità per portare ai suoi seguaci una visione fondamentalista della religione.

Con l’ascesa del dominio protestante sono emerse interpretazioni della Bibbia che ha nno fortemente enfatizzato il concetto di peccato degli uomini e sottolineato il corpo umano come debole e lussurioso.

I puritani si rifiutavano persino di fare il bagno perché credevano che la nudità fosse un atto di depravazione. Ai fedeli puritani veniva consigliato di fare il bagno lavando solo ciò che si poteva vedere, pertanto solo le mani, il viso, il collo e le braccia.

gorgiera

In quegli anni, le arti come la poesia, la drammaturgia e la prosa furono considerate uno spreco di tempo e un peccato. Ancora una volta, veniva ribadita una correlazione tra l’abbigliamento dell’epoca e le arti.

L’abbigliamento del tempo poteva riflettere sentimenti di peccato e lussuria. Pertanto gli indumenti erano generalmente realizzati con tessuti e tinture di colori scuri, molto rigidi e non aderenti. Le donne erano coperte da indumenti compressi al seno e stretti in vita. Uomini e donne nobili indossavano gorgiere e colletti così alti e rigidi che a stento riuscivano a girare la testa.

Riforma

Dai un’occhiata anche all’articolo della settimana scorsa

La nudità sociale nell’America del 1600

america

L’influenza della Riforma e della Controriforma finirono inevitabilmente per essere esportate nel “Nuovo Mondo”, successivamente alla sua colonizzazione. I concetti di peccato e la lussuria in relazione al corpo umano misero le radici anche nei primi insediamenti dell’America.

Nel 1620, i pellegrini viaggiarono sul Mayflower verso il nord del continente. Questi pellegrini erano anche puritani e portavano con sé l’abitudine di vestirsi dalla testa ai piedi, compreso il rifiuto di fare il bagno. Queste idee divennero ancora più estremiste nella nuova terra di quanto lo fossero nella maggior parte dell’Europa.

La vergogna per il corpo e i sensi di colpa nell’essere nudi pervasero tutta l’America. In
Europa, tali sentimenti verso la nudità e il peccato erano principalmente limitati alla classe media. Gli aristocratici e le classi inferiori erano entrambe inclini a prendersi ampie libertà nei confronti delle dure teorie religiose.

Nel momento in cui l’America  entrò decisa nell’era del puritanesimo e della caccia alle streghe, in Europa ebbe inizio l’epoca napoleonica.

L’età Napoleonica e il rinascimento

Con l’ascesa di Napoleone e della sua imperatrice-consorte Giuseppina, i popoli europei cominciarono a scrollarsi di dosso l’idea della nudità come un peccato e fonte di lussuria.

Le signore iniziarono a mostrare spalle, braccia e petto negli abiti da sera e ai ricevimenti.

Lo stile dell’abbigliamento muta abbandonando gli abiti stringati e chiusi e spostandosi verso uno stile neoclassico più diafano e libero. Le donne ricominciarono a indossare abiti ampi e fluenti.

Venere dormiente o Venere di Dresda, Giorgione 1507–10

Venere dormiente o Venere di Dresda, Giorgione 1507–10

La nudità riapparve nel mondo dell’arte, anche grazie ad artisti come Goya, chiamato da Napoleone per realizzare statue e dipinti. Una maggiore accettazione del corpo fu riabilitata come condotta ammessa.

Nel ‘500 si impone un modello iconografico antico: il nudo -soprattutto femminile-disteso, all’interno di un ambiente o immerso nella natura, che giungerà anche all’arte moderna. -Modigliani in Nudo sdraiato a braccia aperte del 1917, ad esempio-, anche se perderà la connotazione mitologica.

Nel Seicento la rappresentazione del nudo rimane ancora legata alle divinità e alle scene mitologiche.

Bacco e Arianna Guidi Reni, 1619–21

Bacco e Arianna Guidi Reni, 1619–21

Un esempio ne è l’opera di guido Reni “Bacco e Arianna”, in cui quest’ultima, ancora malinconica per essere stata abbandonata, tende tuttavia la mano a Bacco che, secondo alcune versioni, la sposò.

Lo stile muta, rimane forte l’influenza delle opere sacre, accompagnate spesso però anche dalle influenze del periodo classico pre-cristiano.

Infine, nella seconda metà del ‘700, il secolo dei Lumi e in Francia, il nudo inizia a svincolarsi dal mito e comincia a essere fino a se stesso, alla bellezza o alla visione dell’uomo da parte dell’artista.

François Boucher, Odalisca bruna, 1745

François Boucher, Odalisca bruna, 1745

Tutto questo durò in Europa fino alla nascita della regina Vittoria e all’avvio dell’era Vittoriana.

Dal 1837 al 1901, la regina Vittoria e il principe Alberto regnarono sull’Inghilterra e tutto mutò di nuovo!

Venere vincitrice

Paolina Bonaparte – Antonio Canova (1808)

Psiche e amore

…continua…

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Invito alla lettura | Nudismo, nudità e naturismo nella Storia | 1

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Prima parte – Dalla bibbia all’India antica

Ci avviamo verso la conclusione della nostra rubrica. Vogliamo completarla con una serie di articoli “antologici” che ci permetteranno di ripercorrere la Storia degli ultimi 4000 anni.

Mentre il naturismo organizzato, come movimento, è considerevolmente giovane, la nudità sociale è vecchia quanto Adamo ed Eva.

In questa prima parte esploreremo il nudismo e la nudità nel corso delle età più antiche.

Leggi-Anab-logo

venere-di-willendorf

Le origini

Quando viene menzionata la parola “nudo” o nudità”, spesso il primo pensiero va ad Adamo ed Eva. Il libro biblico della Genesi afferma, alla fine del capitolo 2, nel versetto 25, che l’uomo e sua moglie erano entrambi nudi e non provavano vergogna.

Nel capitolo 3, dopo che Adamo ed Eva ebbero mangiato il frutto dell’albero proibito, diventarono consapevoli della loro nudità e si coprirono per la vergogna. Tuttavia leggendo questa storia, oggi, nel nostro contesto culturale, sociale e politico, non considereremmo Adamo ed Eva dei veri e propri “nudisti” sociali.

Nel mondo esistevano solo due persone. Pertanto, non esisteva una vera società, una cultura o un’arena politica in cui confrontarsi. Tuttavia, esistono oggi i “Cristiani Nudisti” che relativamente a questo passaggio della Bibbia, affermano che il vero peccato sia stato proprio che Adamo ed Eva si siano coperti. Secondo molti, Dio creò il corpo umano e costui non ha mai creato nulla di cattivo o brutto.

Inoltre, in tutta la Bibbia ci sono riferimenti alla nudità profetica, come Saul che giace nudo allo scopo di avere una visione o la nudità gioiosa, come quella del Re David che balla nudo per la gioia quando l’Arca dell’Alleanza arrivò a Gerusalemme.
Tuttavia, oggi, nessuna cultura nel suo insieme, pratica il nudismo liberamente e questo fa pensare che nel corso dei secoli molto sia cambiato nella valutazione delle parole della mitologia cristiana. La vera origine del “nudismo/nudità sociale” dovrebbero invece essere ricondotte all’antico Egitto, all’epoca Greca e all’Impero Romano.

Fu in quelle società che la nudità come aspetto culturale, sociale politica ebbe le proprie basi.

La nudità e la sua negazione ha svolto un ruolo importante nello sviluppo del Mondo e si è evoluta, attraversando climi politici e sociali, dalle origini in Grecia all’Inghilterra vittoriana, fino al periodo rinascimentale, in Europa come in America nel ventesimo e ventunesimo secolo.

Lady-Godiva

La nudità nell’Egitto antico

Egitto

Durante alcuni dei numerosi scavi archeologici eseguiti in Egitto furono scoperte tavolette che lasciano credere che il faraone Akhen-Aton (1385-1353 a.C.) e sua moglie Nefertiti, considerassero il Sole la vera fonte della vita. Quindi appare naturale che essi godessero della nudità e degli effetti del Sole sulla pelle come auspicabili sia per motivi fisici che spirituali.

Gli archeologi dell’epoca vittoriana che hanno scoperto le tavolette e le sculture murali sono stati sorpresi quando si sono resi conto che il faraone e sua moglie, insieme alla corte egizia, praticavano la nudità sociale non solo nelle piscine, ma anche nei giardini reali e nel palazzo.

Mentre gli antichi egizi abbracciavano serenamente la nudità, gli ebrei dell’epoca consideravano la nudità culturalmente imbarazzante. La maggior parte degli ebrei, quando venivano catturati durante guerre, battaglie o razzie, erano costretti a rimanere nudi e spesso venivano frustati sulle natiche. Quegli ebrei che combattevano nelle arene dei gladiatori spesso coprivano il loro glande allo scopo di nascondere il fatto che fossero circoncisi in quanto questo li identificava come appartenenti alla loro razza, fatto questo che li condannava alla pubblica derisione.

Gli imperi Greci e Romani

Secoli dopo il regno del faraone Akhen-Aton, la cultura greca iniziò un movimento culturale verso la vita olistica.

La cultura greca di quel tempo considerava il corpo umano esteticamente piacevole e un’opera d’arte vivente. In epoca ellenica, le rappresentazioni del corpo umano nudo non erano solo abituali, ma molto apprezzate. Il gradimento di tali rappresentazioni non era considerato dal cittadino greco come fonte di erotismo, ma piuttosto come una forma di arte e di apprezzamento per la natura, applicato all’uomo.
I Greci erano noti per il loro atletismo e l’attività sportiva che veniva prativata nei ginnasi (gymnasium), che letteralmente tradotto, significa “luogo per allenarsi nudi”.

Nella Roma e Grecia antica, la nudità pubblica era accettabile non solo nell’arena sportiva, ma anche nei famosi complessi termali pubblici. L’abbigliamento nei due Imperi era pratico e leggero e lo spogiarsi era semplice e veloce. Le vesti drappeggiate potevano essere rimosse semplicemente sciogliendo il nodo sulla spalla.

Gli stessi ginnasi non erano semplicemente luoghi per l’esercizio fisico, ma anche centri in cui venivano insegnate la musica, la filosofia e l’istruzione in generale.

Nel culto degli dei, greci e romani non cercavano solo di compiacere le loro divinità, ma anche di imitarli. E in tale sforzo facevano di tutto per sviluppare i loro corpi e le loro abilità al meglio delle loro capacità.
Le principali scuole di filosofia, musica e arte erano tutte ospitate nei ginnasi.

In tale ottica, la religione, come semplice credo, cominciò a declinare e ad essere sostituita dalla filosofia, in cui la nudità come movimento sociale, culturale e politico, rappresentava un aspetto non trascurabile. Socrate, ad esempio, sosteneva la nudità come una forma di onestà.

grecia

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La nudità e le olimpiadi

Olimpiadi antiche

Nei giochi olimpici la nudità ha sempre rappresentato una tradizione. Gli storici ritengono che i Giochi Olimpici abbiano avuto inizio intorno al 1100 a.C. come un evento celebrativo della pace tra i re delle varie città greche come Atene, Sparta, Olimpia, Pisatis, Delfi e Corinto .

Nel 776 a.C., i Giochi Olimpici erano ormai diventati un omaggio agli dei e alla mitologia greca. Gli storici affermano che gli Spartani siano stati i primi a togliersi le vesti durante gli allenamenti e la competizione.
Gli Spartani, nudi, vinsero la maggior parte dei giochi e degli eventi. Il resto della società greca lo notò e li imitarono prontamente. Gli spartani riuscirono a vincere perché non erano ostacolati e appesantiti dagli abiti.

La nudità  rimase una parte importante non solo dei Giochi olimpici, ma anche di vari altri eventi Panellenici. Si pensa che la nudità abbia dato agli atleti un vantaggio competitivo, e allo stesso tempo permetteva agli arbitri di assicurarsi che non ci fossero tentativi di truffe.

Prove, sotto forma di opere d’arte e statue come l’opera Milone di Crotone, esistono oggi e dimostrano che i Greci onoravano la nudità come anche l’atletismo. milone_crotone

Le Olimpiadi proseguirono in questo modo e la cultura greca e romana divenne ampiamente nota e considerata nel corso dei secoli.

Nel 393 d.C. l’imperatore romano Teodosio ritenne che i Giochi Olimpici fossero dei rituali pagani e li bandì. L’interruzione della tradizione ha portato gli atleti, i filosofi e i ginnasi stessi a essere trattati con disprezzo. Allo stesso modo i giochi dei gladiatori nelle arene, anche  essi combattuti in nudità, furono abbandonati.

L’opinione cristiana secondo la quale la nudità fosse un peccato divenne la norma e
cominciò a diffondersi in tutta Europa.

La nudità nell’India antica

Nello stesso momento in cui la Grecia e Roma stavano vivendo la loro libertà nell’abbigliamento allo scopo di celebrare la mente e il corpo, anche gli antichi e sacri indiani stavano sperimentando la “gymnos”, la nudità del corpo e dell’anima, vissuta attraverso numerose sette di ginnasti e filosofi nudi.

Alessandro Magno fu così colpito da questi uomini, che inviò il suo filosofo personale  in India per farlo incontrare con i pensatori locali e scambiare idee e teorie.

Più tardi Alessandro stesso si recò in India e incontrò questi filosofi e uomini sacri, e fu colpito allo stesso modo di come lo furono i filosofi greci che avevano viaggiato in questo Paese. Questo portò a numerosi scambi culturali tra i due universi di pensiero.

Vi erano un gran numero di sette ascetiche in India che vissero e praticarono i loro riti in nudità. Non viene mai riferito, ma lo stesso Buddha era un asceta che praticava in nudità prima che le sue idee si concretizzassero nel buddismo.

Si ritiene che Buddha e i suoi seguaci iniziarono a indossare abiti al solo scopo di distinguersi dalle altre sette presenti in India.
Ci sono ancora uomini sacri che praticano oggi la nudità in India, la maggior parte dei quali associati alla sacra setta dei giainisti, un’antica religione indiana che ebbe inizio intorno al 500 a.C.

A differenza dei greci e dei romani, tuttavia, i giainisti non praticavano la nudità come espressione di libertà e apprezzamento per il corpo umano, l’arte e la natura. Piuttosto, i giainisti praticavano la nudità come una forma di pietà rinunciando a tutti i loro beni terreni, vestiti inclusi.

È stato ritenuto da storici e studiosi che mentre i Greci si concentravano principalmente sull’enfasi, sulla bellezza, conoscenza e divertimento, i gymnosofisti dell’India praticassero la nudità come un metodo volto ad ottenere l’illuminazione spirituale e a divenire un tutt’uno con l’universo.

Il legame che sembra unire le due culture insieme era l’idea di pace che sia i Giochi Olimpici che le pratiche giainiste perseguivano.

Allo stesso modo in cui i cristiani repressero la nudità in Grecia e a Roma, in India le pratiche della Gymnos furono interrotte all’arrivo dei britannici e all’invasione del sub-continente dalla cultura sessuofobica anglosassone.

India

…continua…

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