I temi sono numerosi, a cominciare dall’alimentazione, l’igiene, la medicina, l’amore per la Natura, per le piante e per gli animali, la non-violenza, fino alla riforma e semplificazione dell’abbigliamento, e ai tanti altri aspetti della vita quotidiana. Per dirne solo due molto attuali: il risparmio energetico e il riciclaggio dei rifiuti. Si tratta di pratiche elementari in ogni famiglia o fattoria naturista già dal 1920. Mentre i cittadini tipici , che si sentono irresponsabili, e non solo a Napoli, non le attuano neanche oggi: a tutto devono pensare “gli altri”, “lo Stato”. Il contare sulle proprie forze, l’autosufficienza, è invece, fino a dove è possibile, un principio base dei naturisti.
Ma la Lebensreform è solo una fase moderna del più vasto e antico movimento del Naturismo.
MEDICINA, IGIENE E ALIMENTAZIONE, QUESTO E’ IL NUCLEO DEL NATURISMO.
L’alimentazione sana naturale, l’igiene e la medicina naturale sono storicamente i temi fondamentali del Naturismo.
Il Naturismo nasce in ambiente medico-igienista, dagli ippocratici, come movimento che si basa sulla ricerca della salute attraverso l’igiene e lo stile di vita, come diremmo oggi. Il termine fu codificato, dopo secoli di teoria, nel Settecento: “Le naturisme est la doctrine qui consiste à laisser agir la nature plutot que d’intervenir de manière artificielle” (Il Naturismo è la dottrina che consiste nel lasciare agire la Natura, piuttosto che intervenire in maniera artificiale), scrisse il medico belga Dr Jean Baptiste Luc Planchon (1734-1781). Significativo anche il titolo del suo libro: “Le Naturisme, ou la nature considérée dans les maladies et leur traitement conforme à la doctrine et à la pratique d’Hippocrate et ses sectateurs” (1778).
A questa, seguendo Ippocrate, si collegava un’altra equazione: Naturismo=Alimentazione sana e naturale. E tra i simboli dell’alimentazione naturista (oggi diciamo “naturale”, ma è termine equivoco che va spiegato: va inteso come “naturale per l’Uomo”) non c’è solo il famosissimo muesli, ma nutrirsi in modo semplice e con cibi non raffinati, mangiare molta frutta e verdura, preferire le crudità (v. la moda del raw food di oggi), il pane integrale anziché quello bianco raffinato, il miele o lo zucchero scuro di melassa al posto di quello bianco, far colazione al mattino con la zuppa di cereali integrali, l’uso regolare dei legumi, mangiare poca carne (o anche escluderla, perché no? Quasi tutti i naturisti delle origini erano vegetariani). Tutte scelte oggi attualissime, indovinate, secondo le prescrizioni di cardiologi, oncologi, nutrizionisti e dietologi, ma che sono state per secoli i simboli tradizionali del Naturismo. I naturisti sono arrivati molto prima della scienza moderna.
PER FORTUNA C’E’ ANCORA QUALCHE DIZIONARIO COMPLETO.
Diamo uno sguardo alla voce “Naturismo” sul bel Dizionario Gabrielli, uno dei pochi che non si limitano a registrare passivamente l’uso attuale, ma riferiscono in modo enciclopedico sulla storia delle parole. E dunque fa al caso nostro. Ci sono due significati, il primo nato nell’Ottocento, che giustamente ripete il concetto medico-ippocratico del Dr. Planchon, il secondo affermatosi nel Novecento:
“NATURISMO: dottrina che affida alla natura l’azione risanatrice dell’organismo malato, riconoscendo alla terapia medica una funzione puramente ausiliaria. Sec.XIX”.
“NATURISMO: movimento che si propone di porre l’uomo a più intenso e diretto contatto con la natura, come necessaria compensazione igienica della civiltà industriale, in cui è costretto a vivere. Sec.XX”.
Belle definizioni, entrambe vere, che si completano a vicenda. Per secoli il Naturismo è stato “la” Medicina naturale, la medicina ippocratica, il modo igienista e secondo natura di prevenire e curarsi con gli alimenti (cfr, l’aforisma di Ippocrate: “Il cibo sia la tua medicina, la medicina il tuo cibo”), con le erbe, la luce (i primi club naturisti si chiamavano Lichtbund, cioè Associazioni della Luce), l’acqua, la terra, l’aria. Il naturista Beniamino Franklin, che soffriva d’insonnia, la sera usciva all’aperto vestito solo di un’ampio camicione da notte, per prendere il famoso “bagno d’aria” dei naturisti. Così, scrive in una lettera, calmava il nervosismo e riusciva a dormire. Vedi al riguardo, più sotto, il Dr. Lahmann.
Ma è stato anche una visione del mondo, un modo di intendere la vita, una filosofia di vita, o piuttosto una scienza del viver sano in armonia con se stessi e con la Natura.
CONTENUTI DEL NATURISMO.
In ogni attività dell’uomo ha spaziato questa bella filosofia, o piuttosto scienza, anzi, meglio, “arte del vivere” sano e naturale. Ecco come definiva il Naturismo all’art. 3 lo statuto della Lega Naturista (da me fondata nel 1975 al Congresso Radicale di Bologna, ben 10 anni prima dei Verdi), primo e unico club in Italia che ha perseguito “tutti” i temi naturistici nella loro giusta gerarchia:
“Il Naturismo, come movimento umanitario interdisciplinare e filosofia di vita, è fondato sull’armonia con le leggi della Natura; sulle regole igieniche, alimentari e comportamentali volte ad assicurare una vita sana e naturale; sul rispetto prioritario di ogni forma di vita vegetale ed animale; sulla salvaguardia più radicale dell’ambiente naturale”.
IL NATURISMO CAMBIA LA VITA. La sintesi dei vari Autori naturisti, dalla Tradizione più antica alle più recenti tecnologie, consente al Naturismo moderno di intervenire in numerosi campi di attività. In pratica, l’intera vita dell’uomo potrebbe essere modificata “secondo natura”, come riportava l’art. 4 della nostra Lega Naturista. ..
TUTTI TEMI DEL NATURISMO
Alimentazione sana e naturale
Igiene naturale
Prevenzione e terapie naturali
Agricoltura biologica
Tutela del mondo vegetale
Tutela del mondo animale
Tutela dell’ambiente naturale e urbano
Risparmio, autosufficienza e anti-consumismo
Energie pulite e rinnovabili
Escursionismo naturalistico e sportivo
Attività ginnica
Cultura del corpo libero e nudismo
NATURISMO E NUDISMO. Come si vede, il nudismo è all’ultimo posto. Lo stesso compianto Giuseppe Ghirardelli, fondatore dell’associazione nudo-naturista ANITA e bella personalità di riformatore e idealista naturista (l’ho inserito tra i miei “personaggi” della vita), era solito ripetermi – lui nudista al cento per cento, come me del resto [ho scritto nel 1980 Guida al nudo, il più completo saggio sul nudismo] – che “Il nudismo in fondo è l’ultima, estrema conseguenza della riforma dell’abbigliamento del Naturismo”. E citava di continuo come “libro sacro” il saggio di Lamberto Paoletti, “Naturismo, arte del vivere”, del 1933, di cui volle regalarmi una copia con dedica. Ma nel libro di Paoletti al nudismo sono dedicate poche righe, ed anche poco chiare. Il che gli valse le critiche dello storico del nudo-naturismo europeo Ernesto Gorischegg, secondo il quale “l’ambiguo” Paoletti in Germania si proclamava nudista, ma in Italia prendeva le distanze. Forse per paura del Regime fascista? Ad ogni modo, Paoletti, Gorischegg e Ghirardelli, ovvero tre massimi esponenti del movimento, hanno confermato che si può essere naturisti senza essere nudisti, e viceversa.
Principio che la Corte di Cassazione, forte delle ricerche culturali in materia (evidentemente quei giudici hanno letto più di tanti nudisti), ha potuto inserire in una famosa sentenza. Anzi, questa distinzione tra Naturismo e nudismo era la norma precedentemente al 1945, come ha confermato con l’abituale chiarezza Gorischegg. D’altra parte, la canottiera, il costume da bagno, i calzoncini corti e l’ampia tunica per il bagno d’aria (senza nulla sotto) di Franklin erano considerati “abiti naturisti“, tipici della riforma naturista del vestiario iniziata con gli “abiti riformati” dell’800 in America. I riformatori allora ce l’avevano a morte con i busti stretti delle donne e il cappello degli uomini, rei di far male alla salute. E nelle moderne case del primo Novecento imposero agli architetti anche ampie finestre, capaci di far entrare la luce, vista non solo come elemento psicologico e vitalistico ma anche preventivo e terapeutico. Erano tutte soluzioni “naturiste”, ma non c’entravano nulla col nudismo.
E oggi? Culturalmente si è addirittura più indietro. Nessuno sa più che cosa è il Naturismo. Anzi, esiste una vera divaricazione tra naturisti (in pratica oggi potrebbero essere considerati come i naturisti del passato gli ecologisti, se fossero anche personalmente igienisti) e nudisti. Fatto sta che, paradossalmente, nessun nudista è naturista e nessun naturista è nudista. Tranne rarissime eccezioni, per lo più tra persone colte. Tuttavia, storicamente, culturalmente e scientificamente, tutti i temi naturistici classici sono intimamente collegati. E proprio per la circolarità del Naturismo – anche dopo che gli ambientalisti hanno iniziato una vita indipendente – mi ostino da utopista a considerare tuttora uniti i vari temi naturistici sopra elencati.
IL RITORNO DEL CORPO.
Oggi sembra normale mettersi la canottiera per fare sport. Ma è un’invenzione “naturista” abbastanza recente, tipica anch’essa della semplificazione del vestiario proposta dal Naturismo. Fino all’800 in palestra scolari e atleti, ad imitazione delle esercitazioni militari, si esercitavano vestiti di tutto punto, anche in giacca e cravatta. Perfino in montagna si scalava o camminava in giacca e cravatta: ci sono le foto a testimoniarlo. In precedenza la ginnastica era stata sconsigliata a lungo dai medici. Mentre già Greci e Romani sapevano che faceva bene. E basti ricordare che si chiama così perché nell’Antichità la si praticava nudi (gimnòs). Per igiene, per avere meno impedimenti, per essere davvero uguali tra concorrenti. E i bagni? Neanche i re si lavavano. Quando puzzavano si cambiavano camicia e si irroravano di profumi e talco. “Lavarsi spesso fa male”, sostenevamo i medici moderni fino all’800. La Chiesa, responsabile della chiusura delle terme romane, portò indietro la civiltà del corpo degli Europei, importante capitolo della Civiltà tout court. Altro che “radici cristiane”. Avevano dimenticato l’amore degli antichi per la semplicità del vestiario, la corporeità, le terme e il bagno. Bisognerà aspettare l’arrivo dei naturisti (Rikli, Priessnitz, Kneipp ecc) per spiegare all’uomo moderno che per progredire doveva tornare all’Antichità anche in questo: l’acqua fa bene, facciamo più docce e semicupi e bagni possibile. Come gli Antichi.
MEDICI NATURISTI.
Molti medici tra fine 800 e inizi 900 erano naturisti, e seguivano le antiche indicazioni della medicina naturista e ippocratica (innanzitutto prevenire, e poi aiutare l’organismo a curarsi da sé (oggi l’immunoterapia è una scienza all’avanguardia), con l’aiuto di alimenti, aria, acqua, luce, erbe, terra ecc), basti pensare al tedesco Heinrich Lahmann, capostipite dei medici naturisti, autore di vari trattati, uno dei quali sul “bagno d’aria“, che inventò ed esportò negli Stati Uniti il “latte vegetale” (probabilmente di soia, mandorle e avena), per cui ancor oggi stravedono i vegan, al francese dottor Paul Carton, grande e austero seguace di Ippocrate che vedeva in alcol, zucchero e carne les trois aliments meurtriers (e anch’egli utilizzava i termini naturismo e naturista, come si vede perfino dai titoli dei suoi libri), o il divulgatore nutrizionista americano Gayelord Hauser, mondano consigliere di attrici famose, che prescriveva tanta frutta, e diffuse i primi ed unici integratori naturali sani ed efficaci: germe di grano e lievito. Tra questi medici, lo svizzero dottor Max Bircher Benner. Anche lui come Ippocrate, creatore della medicina razionale (cfr. la prescrizione del pane nero in caso di stipsi e disturbi digestivi, e la tradizionale “zuppa di Ippocrate”), curava i malati con gli alimenti. Il che non salvò Bircher dalla condanna della medicina ufficiale e dell’Ordine dei medici svizzeri.
PRECURSORI.
Noi naturisti veri, quelli completi, quelli che secondo la circolarità del Naturismo cercano di applicarlo alla maggior parte dei temi sopra elencati, l’ultimo dei quali (non il primo ed unico) è il nudismo, siamo stati i precursori delle attuali scoperte scientifiche sul cibo sano, il vegetarismo, la dieta povera, la dieta mediterranea, il curarsi col cibo, la prevenzione continua e il curarsi da sé, il curarsi con le erbe e gli altri elementi naturali, ed anche dell’ecologismo e del risparmio energetico.
Solo che l’approccio naturista non è politico e sociale, o coercitivo, ma individuale, esemplare, libero. A differenza dei Verdi che amano vietare e dicono agli altri quello che devono fare, ma poi personalmente sono come tutti, noi naturisti ci comportiamo in modo quanto più possibile coerente individualmente anche quando nessuno ci vede. Non “dobbiamo”, ma “ci piace” essere naturisti. Questa è la nostra forza (testimonianza, etica, determinazione), ma anche la nostra debolezza (mancanza di potere): non siamo capaci di fingere nel “teatrino della politica”.
IL NATURISMO E’ VITA, NON POLITICA.
Politicamente aveva ragione, pur sbagliando secondo scienza, la compagna radicale Rosa Filippini che verso il 1976, dopo avermi ascoltato ad una conferenza, così sbottò nel corridoio del Partito Radicale in via Torre Argentina, dov’era la sede della mia Lega Naturista: “Ma vuoi capire che gli uccellini e la macrobiotica non sono politica?”.[Voleva riferirsi al mio naturista “no alla caccia”, visto che con la mia Lega Naturista, proprio in casa radicale, avevo proposto nel 1978 il primo Referendum anti-caccia, e all’alimentazione naturale integrale, tipica di noi naturisti. Ma sbgliava termine: la macrobiotica, al contrario, non sempre è sana e naturale, perché ricca di cibi salati, fritti, stracotti, conservati, e addirittura vede con sfavore frutta e verdure crude, il cardine del Naturismo alimentare! NdA]. Lì per lì ne fui scandalizzato, e per anni citai con ironia l’episodio come esempio di incomprensione dei politici, perfino Radicali, verso la Natura e la salute dell’Uomo. Ma ora, ripensandoci, credo che avesse paradossalmente ragione.
Il Naturismo è scienza e cultura, e non deve avere nulla a che fare con inghippi, trucchi, mezzucci, scambi e transazioni della politica politicante, l’unica attività dell’uomo in cui un perfetto ignorante può scrivere delle leggi che valgono per tutti, compresi quelli che ne sanno più di lui. Sono convinto che l’ecologia e a maggior ragione il Naturismo che la comprende debbano tornare ad essere scienza neutrale e cultura diffusa fondata sui più ampi diritti di libertà del cittadino (v. il mio blog di ecologia), anche se non mi nascondo che il Naturismo oltre che al costume attiene ai problemi della polis, della società e delle leggi, e quindi è anch’esso filosofia “politica” nel senso più alto di confronto tra diverse visioni del mondo.
Comunque resta la soddisfazione a noi Naturisti di essere gli unici ad aver avuto ragione, dal punto di vista scientifico, con almeno 80 anni di anticipo. Grazie al fatto che il Naturismo è sempre stato non solo arte ma anche scienza, appunto, e perciò ha avuto sempre l’intelligenza di aggiornarsi. Proprio come la medicina, con cui abbiamo in comune il capostipite Ippocrate.
FINTI “NATURISTI”, IN REALTÀ SOLO NUDISTI.
Diverso il discorso dei tanti club che oggi in tutto il mondo si definiscono “naturisti” mentre in realtà sono solo nudisti, e della peggiore specie, quella vacanziera e incolta. Infatti è proprio un problema di deficit di cultura: nessuno dei dirigenti insegna ai suoi iscritti la vera storia del Naturismo, che del resto essi stessi ignorano. I capi dei club se vogliono fare carriera e tentare di diventare rappresentanti internazionali devono legarsi mani e piedi alla politica scopertamente turistica, campeggistica e commerciale della federazione internazionale INF-FNI (inserita nell’Unesco, l’ente culturale dell’ONU…), secondo cui il naturismo – figuriamoci – sarebbe in pratica quello stabilito ad Agde (1974), cioè in pratica prendere il sole insieme ad altri in spiaggia o in campeggio…: “Naturism is a way of life in harmony of nature, expressed through social nudity… Le naturisme est un mode de vie en harmonie avec la nature, qui s’exprime par une nudité commune…”
C’è da vergognarsi di una definizione così riduttiva, sottoculturale e banalmente vacanziera, ma questo offre il business turistico nudista di oggi. Per la gioia e gli interessi dei proprietari di campeggi e stabilimenti balneari, il Naturismo attuale sarebbe, secondo i burocrati del turismo dell’INF, “un modo di vivere in armonia con la natura, che si esprime attraverso la nudità in comune, unita (aggiungono, ma queste sono banalità che si richiedono a tutti) al rispetto di sé, degli altri e dell’ambiente”.
I fondatori del Naturismo, medici o no, si rivoltano nella tomba. Il naturista tipo, secondo loro, è quello che si limita a stare nudo magari solo per fare un bagnetto di cinque minuti (Nackt-baden), e che poi magari si riveste subito per correre al bar della spiaggia per ingozzarsi di salsicce bruciacchiate colanti grasso, un tramezzino di farina raffinata e sofisticata, e birra. Il tutto per una settimana di vacanza all’anno in squallidi campeggi organizzati e affollatissime spiagge piene come tutte di ombrelloni, windsurf , canotti a motore, rumore, fumo di sigarette, inquinamento. Disturbate oltretutto da bar e ristoranti (dove mai, dico mai, si mangia naturista, e l’alcol – nemico dei vecchi naturisti – scorre a fiumi), “normali” piste da ballo, radio e altoparlanti. E tutti portano in spiaggia il costume, sia pure per uno squallido continuo toglie-e-metti (specie le ragazze).
LE LOBBIES VINCONO PER L’IGNORANZA DELLA GENTE.
E neanche l’attivo ing. Gianfranco Ribolzi, presidente dell’UNI, neanche la generosa Simona Carletti e il vecchio amico Carlo Consiglio, oltre agli altri organizzatori italiani, potrebbero farci nulla, di fronte a quest’andazzo generale, in cui i club italiani sono l’ultima ruota del carro. Però devono darsi da fare per non tenere più a lungo i propri iscritti nella più ottusa ignoranza sulle origini e sul significato della parola Naturismo. Certo, la stupida definizione del naturismo che dà l’INF è un ostacolo da rimuovere. Dopotutto, perché iscriversi alla INF? La lobby franco-tedesca del nudo-turismo e del nudo-business impera, ed ha ormai imposto a tutto il mondo i suoi modelli consumistici, che fanno a pugni con i principi del Naturismo, movimento anticonsumista ed eclettico per eccellenza. Questo accade per un deficit di cultura del Naturismo, cioè non si sa che cos’è. Ecco perché prima di aver risolto questo problema di ignoranza generale è inutile fare pressione sul Parlamento per avere una leggina che autorizzi una spiaggia o un campo nudista (straparlando di “naturismo”), cioè ulteriore consumismo vacanziero. Confermerebbe presso la popolazione ignorante il luogo comune recente che il “naturismo” significa solo abbronzatura integrale e basta. In realtà, soprattutto in Italia, manca una cultura generale del Naturismo, in tutti i suoi aspetti. Il nostro nemico non è il perbenismo, ma l’ignoranza. Nessuno studia più. Tutti copiano gli altri, specialmente i francesi, che sono più ignoranti di noi. Queste cose, invece, i vari Ghirardelli (v. sotto, una sua lettera) e Gorischegg le sapevano benissimo e le condividevano. Quindi non voglio dare la croce addosso agli amici organizzatori, però, qualche conferenza per i soci, un bel sito web di approfondimento culturale, o qualche articolo con nomi e termini giusti, e la vera storia del Naturismo, di cui il nudismo è solo un aspetto, bellissimo e entusiasmante, ma solo un aspetto, potrebbero farla. Anziché i soliti articoletti da dopolavoro ferroviario sul torneo di petanque (bocce). Servono pedagogia e didattica. Intanto, perché, per chiarezza scientifica e onestà laica, non recuperare i bellissimi nomi “nudismo” e “nudista” come già si sta facendo in America e Australia (guarda caso, dove la dittatura francese non arriva)? L’ho già scritto nella “Guida al Nudo” del 1980: mentre siamo nudi in una spiaggia noi non siamo naturisti, ma solo nudisti. Non vi basta? Per essere naturisti ci vuole ben altro, state sicuri, ché di queste cose sono esperto. E allora? Ci vergognamo delle parole, abbiamo bisogno di “foglie di fico” lessicali non potendo usare querlle vere, oppure temiamo chissà quali ritorsioni da parte della lobby franco-tedesca?
Resta, comunque, il fatto scandaloso che un club privato, l’INF-FNI, in cui non credo proprio che siedano scienziati e storici, si permetta nel proprio statuto di definire che cosa sia il Naturismo, una dottrina ben più grande di loro, restringendo in modo ridicolo a piccola pratica di vacanza, senza il minimo approfondimento storico-culturale, con una definizione sbagliata che però conviene alla sua politica turistica, un antico, ampio e nobile concetto storico e scientifico.
DIMENTICATO ANCHE IL FKK (CIOE’ IL NUDISMO).
Tutti i temi importanti del Naturismo (v. sopra, la lista) sono dimenticati, anzi osteggiati anche dalla base (v. oltre). E tutti i club sono uguali in questo: si verifica una omologazione negativa. Poiché tutti i club sedicenti “naturisti” del mondo che vogliano avere la tessera internazionale che autorizza l’ingresso nelle spiagge o nei campeggi devono iscriversi alle federazioni nazionali (a loro volta iscritte alla INF-FNI). Sanno bene, quindi, che cosa c’è scritto nello statuto a proposito di “Naturismo”, qual è la politica solo vacanziera e campeggistica della federazione. Stile di vita, zero. Alimentazione, igiene e salute, zero. Protezione dell’ambiente, zero. Oggi si vedono anche i nudisti fumatori e i nudisti alcolisti.
Ma almeno fossero nudisti! La nudità è ormai un optional, più tollerata che praticata, specie dai giovani. Già nella “favolosa” Villata (Corsica) degli anni 80, che oggi tutti rimpiangono. Sarà pure stato un paradiso terrestre, però l’amico Philippe Cardin, allora presidente della Federazione dei nudisti francesi FFN, si lamentava con me che gli Adami e le Eve erano sempre più spesso vestiti. Già nel 1981. Avrei voluto rispondergli: eh, vedi che succede a dire che il naturismo è il nudismo, e quindi a far entrare chiunque voglia fare il bagno, per far soldi, senza aver prima educato, cioè spiegato ben bene in conferenze e festival, magari con una “campagna” d’informazione sui mass media e nelle scuole, che cosa è il Naturismo, in tutte le sue forme? A parole era d’accordo con me, tanto da scrivere a proposito della mia “Guida al Nudo” su “Naturisme Informations”, n.28: “Il n’existe pas en Europe d’ouvrages qui analysent de façon aussi complète le nudisme”. Ma poi all’atto pratico neanche lui riusciva a staccarsi dalla mentalità vacanziera dominante fondata sulla gestione di spiagge, centri turistici e campeggi. Fatto sta che ormai il business internazionale del finto “naturismo” è in aperto contrasto non solo col Naturismo, ma anche col Nudismo, cioè con la gloriosa tradizione della FKK (Freie Korper Kultur, o cultura del corpo libero), insegnata da Paul Zimmermann, che nel 1903 aprì in Germania (Amburgo) il primo club nudista, il “Freilichtpark” (“parco della libera luce”), e Richard Ungewitter (autore di libri come Nacktheit (Nudità, 1906), Nackt (Nudo, 1908), ecc.), il quale sosteneva che la combinazione di movimento e benessere fisico (ecco da dove deriva l’attuale fitness), la luce solare, i bagni di aria fresca e la pratica nudista, contribuiscono a migliorare di molto l’equilibrio fisico, psichico e morale dell’Uomo.
MA PERCHE’ NON SI FANNO CHIAMARE NUDISTI?
Domanda ingenua. Più volte invitati, hanno sempre rifiutato con decisione. Perché? Una scusa vera, che lascia allibiti è che “nudista” sarebbe volgare (in Francia). Segno che loro hanno permesso che diventasse volgare, perché non sono più nudisti: si vergognano. Un’altra scusa inventata è che loro “non sono semplici nudisti”. Bugia sfacciata, perché nessuno può capire le eventuali motivazioni ideali guardando un corpo nudo steso al sole. E’ solo nudista. Ma, come già detto, ormai molti turisti nel nudo sono solo dei normali tessili. (basta vedere le squadre sportive di pallacanestro, pallavolo, talvolta perfino corsa e bocce organizzate dai club o dalle Federazioni nazionali: tutti vestiti). Solo il nuoto resiste nudo. La verità, come sempre, è nella psicologia. E’ che il termine corretto “nudista”, a loro dire, non è gradito ai politici (da tener buoni per leggi favorevoli) e agli amministratori locali (per concessioni ), e a quelle masse turistiche su cui contano per rilanciarsi economicamente e chiedere finanziamenti agli Stati. Ecco come nasce “naturismo” al posto di “nudismo”. Ma alla lunga è un trucco vano, perché il nudismo sedicente “naturista”, ambiguo, privo di ideali e di valori chiari e comprensibili (dov’è la Natura in una distesa di bungalows, ombrelloni e tende?) è in crisi gravissima e sempre crescente, ed è ormai composto quasi solo da vecchi. Segno che le bugie non pagano.
IL FURTO DEL “NATURISMO” NON PAGA.
Una situazione di inutile e controproducente appropriazione indebita, di vero e proprio furto del nome, che ricorda, almeno in Italia, due fenomeni recenti: i conservatori che vergognandosi del loro nome si definiscono “liberali”, e i clericali che si spacciano per “laici” inventando una differenza semantica con gli avversari laicisti. Eh, quanti imbrogli si fanno con le parole. Ma la gente non ci casca lo stesso.
NUDISTI DI BASE: NON AMANO NULLA DEL NATURISMO.
Fatto sta che non è solo colpa dei burocrati arrivisti, anche la base nudista finto “naturista” è così. La stragrande maggioranza, anzi quasi tutti i nudisti, specialmente italiani, compresi molti miei amici personali, non vogliono neanche sentir parlare dei principali temi del Naturismo: alimentazione naturale, medicine naturali, ecologia ecc. “Non mi interessa il mangiar sano, la natura o gli animali – si confessa un caro amico – a me del nudismo interessa la carica trasgressiva…” E così la pensano in molti. E nessuno dei dirigenti li corregge. Attenti, però, anche l’esibizionismo nudo è “trasgressivo”, ma è fuori sia del Naturismo, sia del Nudismo.
Eppure, tutti i temi collegati erano ben presenti ai nudisti della vecchia scuola, non solo i citati Ungewitter e Zimmerman, ma anche il mitteleuropeo Ernesto Gorischegg, austriaco trapiantato a Trieste, testimone fin dalla gioventù di tutte le evoluzioni del Nudo-naturismo germanico, cioè europeo. Anch’egli persona semplice e gentile, come sono tutti i veri naturisti, e molto longevo. Mi onoravo di essere in corrispondenza con lui. Nel 1980, quando scrivevo la Guida al Nudo, mi inviò i suoi articoli scritti nei lontani anni ’20 e ’30 sul pane nero, l’alimentazione sana e il “vitto crudo“. Pensate, Gorischegg non era un medico naturista, e neanche un uomo di cultura, ma un normalissimo nudista FKK. Eppure propagandava sulle riviste non solo la bellezza della nudità, ma anche il pane integrale, l’alimentazione naturale e il crudismo, fin dal 1920 circa! Segno che allora anche i semplici nudisti ancora condividevano e conservavano parecchio dell’igienismo originario del Naturismo. Che differenza con i banali e ignoranti nudisti di oggi, che si sono fatti scippare tutta la cultura del Naturismo: l’alimentazione sana, la medicina naturale e l’ecologia, i suoi tre filoni fondamentali. In cambio si accontentano di affollati villaggi-vacanze. Si può essere più scemi?
QUEL RIDICOLO, VERGOGNOSO PARADOSSO.
E’ davvero grave, perciò, anzi uno scandalo, che una parola tanto gloriosa e densa di significati come Naturismo sia usata oggi come “foglia di fico” da chi non solo è soltanto nudista ed ha perso la memoria storica e il legame col Naturismo, ma oltretutto si vergogna del nudismo stesso, tanto da censurare il termine.
Una vera appropriazione indebita che ha finito per danneggiare in modo irrimediabile il termine Naturismo. Con la brutta conseguenza che oggi, in Italia, con l’eccezione mia e forse di altre 2-3 persone (tra cui l’amico Carlo Consiglio di Uni-Lazio e Lac, che non per caso si formò negli anni ’70 nella mia Lega Naturista), vige il ridicolo, vergognoso, paradosso secondo cui nessun nudista è naturista e nessun naturista è nudista. E’ per questo che nelle immagini sopra riportate ho scelto alcune testimonianze dell’uso corretto del termine. I nomi nella cultura nascondono, anzi sono tutto.
Infine, in coda, la definizione del più grande organizzatore nudo-naturista dell’Italia contemporanea, lo scomparso ing. Ghirardelli, fondatore dell’Anita, altro mio caro amico:
NATURISMO DIVERSO DA NUDISMO. ANCHE PER GHIRARDELLI.
“Vorrei togliere la possibilità di equivoco – così scriveva l’amico “Ghira” in una lettera – chiarendo che i due termini Naturismo e Nudismo non sono sinonimi, anche se vi sono dei naturisti che usano dire “naturismo” in luogo di “nudismo” per una forma di garbata pudicizia, anche opportunistica (per niente naturista), che considero controproducente per il giusto collocamento del Naturismo quale Movimento sociale.
NATURISMO è una filosofia di vita, un modo di pensare e di vivere sostanzialmente di contestazione all’attuale civiltà borghese e consumista; orientamento che caratterizza il singolo naturista quotidianamente in tutti i suoi atteggiamenti e bisogni della vita reale, quale cittadino vestito, e non solo d’estate, al mare o dove preferisce praticare il nudismo. Naturismo che le organizzazioni naturiste italiane più avanzate (tra cui anche l’Anita) realizzano non solo con l’assistenza agli aderenti per i loro periodi di svago, ma anche nella difesa della collettività con azioni contestatarie in favore di una civiltà alternativa, cioè ecologica, con altra alimentazione, altra medicina, altra agricoltura, appoggio alla difesa dell’ambiente, difesa della dignità umana (diritti civili) ed umanizzazione della convivenza. Quindi anche campeggio alternativo.
NUDISMO, invece, quale pratica preferita dai naturisti quando si trovano in ambiente naturale e favorevole, é una delle diverse pratiche naturiste, sicuramente la più appariscente, ma non la più importante. Nudismo che è da considerarsi anche atteggiamento alternativo a quello tradizionale, cioè un miglior modo di svago all’aria aperta, anche campeggiando in promiscuità di sesso, età e condizione sociale (…), anche una pratica piacevole, rilassante, disintossicante fisicamente e psichicamente”.
(Giuseppe Ghirardelli, lettera privata, 13 aprile 1978, in Info Naturista, luglio-settembre 2000)
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